Benvenuti nella quinta lezione del corso di fotografia, in questa lezione parleremo del Diaframma!

Corso di Fotografia

Cosa è il Diaframma? Il diaframma è un elemento meccanico che ha la particolarità di creare un foro più o meno piccolo nel quale far passare la luce che poi impressionerà il sensore. Ovviamente più piccolo sarà il foro e minore sarà la luce che arriverà al sensore, al contrario, andando ad ingrandire il foro, molta più luce arriverà al sensore.

Come già detto più e più volte, quando in fotografia andiamo ad agire su uno (o anche più) dei tre parametri, otteniamo un effetto diverso in funzione della modifica. Il diaframma, oltre a far passare più o meno luce, ha il compito di generare la famosa Profondità di Campo.

Cosa è la Profondità di Campo?

Per capire cosa è la Profondità di Campo fai questo semplice esperimento: Prendi una penna, distendi il braccio di fronte a te e guarda la penna. Mentre osservi la penna cerca, con la coda dell’ occhio, di fare caso allo sfondo. Scoprirai che è tutto sfocato! Se invece distogli lo sguardo dalla penna e guardi ciò che c’è dietro, noterai che lo sfondo sarà nitido, mentre la penna sfocata.

La profondità di Campo è proprio questa: la capacità di vedere a fuoco tutti gli elementi, o solo parte di essi.

In questo caso si parla di Profondità di Campo ridotta, ma il nostro occhio è in grado di mettere a fuoco molto velocemente e soprattutto in maniera continuativa, per cui ogni istante ci sembra che tutto sia a fuoco.

In fotografia le cose sono leggermente diverse, infatti le macchine fotografiche a differenza degli occhi, catturano un singolo momento, riuscendo a catturare sia elementi sfocati che quelli nitidi.

Come gestire la Profondità di Campo?

Per poter avere il controllo della profondità di campo devi necessariamente disporre di una fotocamera con i comandi manuali (anche se sarebbe più corretto chiamarli semiautomatici):

  • M = manuale;
  • A, Av = priorità di apertura (o diaframma).

Se la tua fotocamera non dispone di questi comandi, ma solo di automatismi e scene pre-impostate, allora comprendi anche tu che i limiti creativi sono messi a dura prova, o quanto meno si limitano agli aspetti riguardanti la composizione.

Come si legge la profondità di Campo?

L’apertura del diaframma viene indicata in valori numerici anticipati dal prefisso f/. L’esempio di una scala di valori numerici standard è:

f/1 — f/1,4 — f/2 — f/2,8 — f/4 — f/5,6 — f/8 — f/11 — f/16 — f/22 — f/32 ecc…

Nella tua fotocamera verranno indicati come:

1–1.4–2–2.8–4–5.6–8–11–16–22–32 ecc…

  • Un numero di diaframma basso corrisponde ad una apertura molto ampia: un foro grande;
  • Un numero di apertura alto corrisponde ad una apertura molto piccola: un foro piccolo;

N.B. Ci sarebbe molto di cui parlare sulla scala delle aperture del diaframma, dal come si ricavano quei numeri, fino a parlare della composizione degli obiettivi. Per farlo bisognerebbe scomodare delle leggi dell’ ottica e non è questo il caso. In questa lezione ci limitiamo a dire qual’ è la scala e come si interpreta. 

Profondità di Campo in pratica

Ora che hai capito un pò di teoria, possiamo passare a fare qualche prova pratica. Per ora ti basta sapere che un’ ampia apertura del diaframma genera una profondità di campo ridotta, mentre un diaframma più chiuso genera una grande profondità di campo. Per capire meglio di cosa sto parlando, dai uno sguardo a questo schema:

profondità

Facciamo ora qualche prova pratica per afferrare meglio il concetto, iniziamo aprendo il diaframma al massimo:

Come puoi notare impostando il diaframma alla massima apertura, la profondità di Campo è minima, per cui mettendo a fuoco uno dei tre soggetti, i restanti 2 risultano sfocati. Ricordiamo che la profondità di Campo si ha sia prima che dopo il soggetto messo a fuoco.

Cambiamo ora l’ apertura del diaframma, passando ad un’ apertura intermedia:

Come puoi notare, ora la profondità di campo è aumentata, infatti mettendo a fuoco l’ oggetto a sinistra, l’ oggetto più a destra risulta più nitido, mentre mettendo a fuoco l’ oggetto centrale si riesce a mettere a fuoco quasi l’ intera scena (solo l’ oggetto a sinistra è leggermente sfocato).

 

Passiamo ora alla minima apertura:

Come puoi notare, ora la profondità di campo è massima, infatti mettendo a fuoco l’ oggetto a sinistra, solamente l’ oggetto più a destra è leggermente sfocato, mentre mettendo a fuoco l’ oggetto al centro, l’ intera scena risulta a fuoco.

N.B. Ti ricordo che diminuendo l’ apertura del diaframma si fa in modo che passi meno luce, per cui bisogna bilanciare questa perdita aumentando tempo di scatto o ISO, o entrambi. In questo caso, scattando con un treppiede, ho aumentato il tempo di scatto facendo rimanere gli ISO costanti.

Vignettatura

Alla massima apertura di diaframma, ogni ottica tende a mostrare maggiormente un calo di luminosità che si verifica nelle zone periferiche dell’obiettivo. Di norma più l’ottica è di qualità, meno il fenomeno è visibile. Tuttavia questo si riduce chiudendo il diaframma e può essere anche parzialmente risolto in post-produzione. Avendo un’obiettivo con luminosità elevata (ad esempio f1.4) i migliori risultati si potrebbero ottenere tra f4 ed f8, sia per la definizione che per la vignettatura, che inizia ad essere meno vistosa. Di conseguenza avendo un obiettivo con luminosità minima di f3.5, per limitare i problemi su citati, dovremmo chiudere tra f5.6 ed f11: diaframmi che in condizioni di luce anche solo leggermente ridotte, potrebbero risultare poco adatti.

 

Per oggi è tutto, nella prossima lezione parleremo della Sensibilità ISO. Se ti sei perso l’ articolo precedente, abbiamo parlato del Tempo di Scatto.

Vuoi tornare all’indice del corso? Hai bisogno di approfondire le tue conoscenze in ambito fotografico? Allora dai uno sguardo alla nostra raccolta di articoli dedicati alla Fotografia.

Alla prossima!